Bucci: una media di 77 infortuni al giorno, sistema di fare impresa non rispetta salute e vita delle persone. Servono interventi non promesse
In Puglia, nei primi cinque mesi dell’anno, 11.644 denunce di infortunio (una media di 77 al giorno) e 26 incidenti mortali, un dato quest’ultimo dell’Inail purtroppo in linea con il 2024 e che secondo le elaborazioni utilizzate dall’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega Engineering, pone la nostra regione in “zona rossa”, ovvero con un’incidenza di mortalità (data dal rapporto tra vittime ogni milione di occupati) pari a 15,3, dato superiore alla media nazionale di 11,6.
“Un dato emergenziale e oramai strutturale – commenta la segretaria generale della Cgil Puglia, Gigia Bucci – che interroga tutte le istituzioni così come rappresentanze datoriali e ci parla di un sistema di fare impresa che evidentemente antepone profitto e risparmio alla tutela e alla sicurezza di lavoratori e lavoratrici. C’è un ritardo probabilmente culturale, manageriale, legato a vetustà o adeguatezza dei sistemi e dei processi di produzione. Quel che è certo è che la disponibilità del Governo a confrontarsi con sindacati, promettere interventi, stride con una realtà fatta di morti e infortuni per chi dal lavoro dovrebbe trarre reddito per una vita dignitosa”.
Il settore più colpito dagli infortuni mortali in Puglia è quello dell’industria e servizi, divisi tra industria in senso stretto, artigianato e terziario. In valore assoluto la provincia che conta più vittime è Bari, con 10. Ma secondo il parametro dell’indice di mortalità è Brindisi (che è in zona rossa con il capoluogo regionale e Foggia) a presentare il valore più alto, addirittura 38,7.
“Se guardiamo i dati dell’attività dell’Ispettorato del Lavoro in Puglia su violazioni in tema di salute e sicurezza, lavoro nero etc, si comprende come il report dell’Inail sia figlio di una diffusa elusione di norme e contratti, in nome di una impunità che deriva dal basso numero di ispezioni, che spesso avvengono su segnalazione e denuncia di lavoratori e sindacati. Questo sistema di fare impresa comprimendo diritti e valutando come costo da abbattere ogni intervento si prevenzione e tutela, - conclude Bucci –, che non ha nessun rispetto della persona e della vita, ci fa dire che servono da parte delle istituzioni risposte concrete e non chiacchiere, impegni a venire o peggio un sistema di regole del mercato del lavoro che favorisce precariato e subordinazione e impedisce ai lavoratori di poter esigere il pieno rispetto delle leggi. Pena la perdita del posto e del reddito. Un sistema di ricatto su cui intervenire assieme a formazione, attività di vigilanza, penalizzazione delle imprese che violano le norme, maggiori risorse. Priorità che dovrebbero essere al centro dell’azione governativa, che invece continua a produrre norme a favore delle imprese: addirittura nel decreto Ilva infilano una norma che limita la possibilità per i lavoratori di reclamare eventuali arretrati retributivi non percepiti, accorciando i tempi della prescrizione. Questa è la sensibilità dell’esecutivo verso il mondo del lavoro, al di là degli slogan e della propaganda sbandierata in eventi pubblici".