Riaffermiamo ogni giorno i valori della Resistenza

L'intervento del segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, in occasione del 75° anniversario della Liberazione dal nazifascismo. "Libertà, progresso, solidarietà. Dalle crisi si esce con un avanzamento generale della società e della democrazia"

Non sarà un 25 Aprile come gli altri. Il 75° anniversario della Liberazione dal nazifascismo non vedrà le piazze piene di uomini e donne, giovani, anziani, bambini, partigiani vecchi e nuovi che danno corpo ai valori dell’antifascismo, che sono alla base della nostra Repubblica e della nostra straordinaria Costituzione. Gli stessi valori che la nostra organizzazione, la Cgil, ha richiamato nel suo statuto tra i principi fondamentali. La pandemia obbliga a responsabili cautele e distanze, impedisce manifestazioni, cortei, convegni. Un giorno in cui milioni di italiani si ritrovano uniti e appassionati attorno alle radici della nostra democrazia. Negli ultimi anni, segnati da revanscismi xenefobi, nazionalisti, neofascisti, che hanno strumentalmente soffiato forte sulle paure e il disagio sociale provocato dalla crisi economica, alimentando odio e divisioni, abbiamo ricordato come la Liberazione ci ha insegnato che deve essere pratica quotidiana il lottare contro le ingiustizie, il razzismo, lo sfruttamento, per una società aperta, inclusiva, solidale. Più giusta per tutti. A maggior ragione oggi, in una fase in cui non è ancora possibile immaginare del tutto l’impatto devastante che avrà sull’economia la diffusione del contagio, quando a preesistenti povertà si sommeranno tensioni e disagi causati dalle ricadute del blocco alle attività produttive e commerciali. Aumentando il rischio di neoautoritarismi, proposte urlate e semplicistiche, ricette intrise di propaganda populista, di demagogia sovranista di fronte a una crisi che ha caratteristiche mondiali.

Occorre tenere alta la guardia, lavorare affinché a pagare non siano i soliti, gli ultimi, i più fragili, il mondo del lavoro, che le soluzioni non siano un arretramento degli spazi pubblici, dei diritti, delle tutele. Anzi, oggi più che mai dobbiamo tornare alla Costituzione, fin dai suoi principi fondamentali: quello che all’articolo 1 richiama il lavoro quale elemento fondante della Repubblica, all’articolo 2 ricorda i doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Che all’articolo 3 riconosce la pari dignità sociale senza distinzioni ad esempio di genere, razza, lingua o religione. E dove si afferma essere compito dello Stato rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che di fatto limitano la libertà e l’uguaglianza tra cittadini. Una Repubblica plurale e assieme unica e indivisibile (art.5), che riconosce la salute quale diritto fondamentale individuale e interesse collettivo (art.32), il diritto al giusto salario (art.36), le libertà sindacali (art.39) e anche la libertà d’iniziativa economica, che però non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza,alla libertà, alla dignità umana (art.41). Pensate quanto suonano attuali le ultime parole, quando milioni di lavoratori hanno continuato a lavorare chiedendo adeguate misure di prevenzione personale. Oggi più che mai sarà necessario rendere viva quella Costituzione, in termini di tutele, sicurezze individuali e collettivi, sia sociali che economiche. Serve un’Europa dei popoli e degli Stati che si prendano cura dei propri cittadini, non anteponendo la finanza, il profitto, alla salute, alla condizione di benessere di ognuno. Questa è l’Europa che volevano costruire i nostri Costituenti, quando hanno combattuto in Italia come nel resto d’Europa contro il nazifascismo, animati da sentimenti di unità, fratellanza, solidarietà, libertà. Nessun uomo forte, nessun sovrano con pieni poteri – come purtroppo accade ancora oggi nel nostro continente – ma democrazie che traevano forza da una passione civile e politica che era stato in grado di uscire dalla pagina buia della guerra e della dittatura. Senza paragoni azzardati, ma il post-pandemia dovrà vedere una rigenerazione civile e sociale simile a quella del dopoguerra. Non dovremo tirar su macerie materiali ma sociali ed economiche, rigettando il rischio di un imbarbarimento del dialogo politico e sociale. La strada deve indicarcela la straordinaria moralità che guidò le migliaia di giovani e donne che parteciparono alla lotta di Liberazione e sconfissero il nazifascismo. Ci piace ripetere come la memoria non è mai esercizio retorico, non parla al passato ma al futuro: dalle crisi si esce con un avanzamento generale della società e della democrazia. La Cgil lavora per questo, riaffermando ogni giorno i valori della Resistenza e della Costituzione. Buon 25 aprile a tutti.