Teleperformance, flessibilità e precarietà spinta colpisce donne e mamme

Da tempo ormai vige lo slogan (vero!) per il quale il call center è il luogo in cui la popolazione aziendale è maggiormente costituita da donne, con una età media che si aggira sui 35 anni. In questo contesto, l'azienda Teleperformance di Taranto costituisce un esempio significativo: 2000 dipendenti e 1500 “lap” ovvero lavoratori a progetto, di cui la stragrande maggioranza costituita da giovani donne. Non a caso più volte questa azienda è passata sotto i riflettori della cronaca nazionale per il gran numero di maternità, oltre 700 nel giro di 3 anni.

 

Oggi si vive però una drammatica conseguenza della crisi che impatta su questo aspetto della genitorialità, mettendo in difficoltà tante giovani mamme: ormai le aziende dei call center in outsourcer hanno scambiato il concetto di flessibilità dell'orario di lavoro con quello di precarietà.

 

Orari cambiati all'improvviso, flussi di chiamate diversi dalle pianificazioni, utilizzo distorto di ferie e rol anche da parte dell'azienda hanno messo in difficoltà tantissime di queste giovani donne, costringendole alle dimissioni (in alcuni casi) o alla riduzione dell'orario individuale.

 

È l'esatto opposto dell'azione che si vuole portare a livello nazionale, quello di aumentare strutturalmente l'orario individuale rendendo questo lavoro dignitoso al pari degli altri.

 

Di fronte alle continue sollecitazioni, l'azienda non ha dato risposta, aumentando questo senso di precarietà e determinando una dichiarazione sindacale unitaria di sciopero a singhiozzo ad oltranza, per rivendicare dignità per queste lavoratrici più in difficoltà ma per tutti i lavoratori.

 

Non si può decidere della vita dei lavoratori, non si può pensare di avere sottomessi: la SLC CGIL non ci sta!